"Una sera morta lei entrò e si decise il da farsi.
Il problema che ci pose era fondametale, serio, drammatico e offensivo.
Con le mani si batteva il petto e cercava aiuto, guardava sù, implorava e sentenziava.
Noi accesi di rossore eravamo tutto un'pezzo, un ceppo ardente che nessuno avrebbe potuto spegnere e più erano grossi gli sputi che sarebbero schizzati più il fuoco sarebbe stato alimentato dal fervore della giustizia.
Dopo che fu esposta la questione, che ripeto, era seria davvero e anche singolare per certi suoi aspetti che non starò qui a descrivere, si trasformò tutto in un magma di senteze, alcune anche eccellenti, argute e giuste, altre addirittura originali e quasi geniali, ma che in questo mondo non avrebbero trovato mai un riconoscimento.
Naturalmente non mancarono le sollecitazioni violente e le riflessioni ottuse e meschine e anzi qualcuno di noi trovò anche un certo diritto nell'offesa che la nostra amica aveva subito, o meglio, che un'amica della nostra amica aveva subito.
Ma non è lo stesso? e sopratutto non è importante, ciò che contava invece, ciò che si affermava ogni secondo era il fervore che tutti noi avevamo per prodigarci a risolvere l'umiliazione e la cattiveria subita! Chiunque l'avesse subita.
Tutti eravamo rossi e accaldati, eccitati e con gli occhi sgranati che in continua ricerca di approvazione saltavano ping pong qua e là.
Non ricordo come sistemammo la faccenda ma quella sera finimmo quattro bottiglie di vino grezzo e scadente, e come era buono!
E se era buono quel vino e io ricordo che lo era e la faccenda dell'offesa subita mi appare ora offuscata, mi chiedo: sotto quali aspetti si cela l'autodostruzione?
Come adoravo e adoravamo quel sentimento di potenza e di infinità gaudente quella sera eppure, cosa si alimentava? - ma la gioia-, mi risponde xxx, e io dico si, lo so, è la gioia.
Ma è un gaudio piatto e scellerato, un sentimento di continua corruzione, un appoggio morale dei più squallidi, l'unione fa la forza ma è una forza che è tale solo perchè è unita e ogni singolo pezzo non vale che per l'altro ma da solo preferirebbe il patibolo immediatamente.
Quella sera in via G. a casa di M. ci fu tranbusto e amicizia, unione e abbracci sinceri, rivendicazioni promesse e azioni aperte al fine utlimo della giustizia.
Ma non è per questo che poi si finisce come Orietta Berti che, a mio parere, è completamente pazza?, e inoltre dico che, si, anche se mi sa che non stimerò Nuti, alle volte mi sembra che sia tutta colpa del paradiso."
(tratto dal diario del giovane dott. Argh, postumo. Nicchielli scientifica edizioni. Torino 1974)
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