lunedì 14 aprile 2008

La ics per me

E' Aprile e oggi si vota, me lo ricordo all'ultimo momento, proprio poco prima di prendere la cumana, quindi torno a casa e prendo i documenti necessari.
Sono le undici, è una bella giornata, le persone sono ancora tutte matte e io ancora devo decidere per chi votare.
Annullare la scheda era l'idea di partenza, poi il germe del dubbio ha iniziato ha crescere, ora ho le idee confusissime e mancano poche centinaia di metri alla circoscrizione.
Eppure c'è qualcosa che si annida dentro me e che mi sembra essre la soluzione perfetta, l'unico atto umano che dovrei fare, sono convinto che questo sentimento cosi nascosto mi celi la verità. Ogni situazione ha la sua sacrosanta verità, e più è ingarbugliata la faccenda più, in genere, dovrebbe essere una rivelazione a darti occhi nuovi. Allora smetto di pensare.
Sono entrato nel cortile della circoscrizione: la situazione che mi si presenta ha dell'incredibile.
Papponi.
Papponi ovunque.
E' vero, avevano un simbolo al petto, il simbolo del partito, ma nell'animo, lo so, quelli sono solo papponi. Abbronzati, sulla cinquantina, alcuni anche molto più giovani ma sempre abbronzati, occhiali, capelli lucidi e voci rauche, cellualri, sperma giallo e profumi di marca. Hanno un solo obbiettivo quelli, vedere la gente scannarsi ed elemosinare consigli. Sono tutti eccitati e io mi sento triste.
Ancora non so che fare e manca solo qualche metro dall'entrata della scuola, però, un altra sensazione mi acchiappa, una forse anche più forte della voglià di scovare la sacrosanta verità di gesucristo.
Più mi avvicino al momento fatidico, più mi sembra di andare a confessare un delitto che non ho compiuto.
Sono dentro, nell'androne, mi fermo in mezzo alla stanza, non riesco a mettere a fuoco nessun pensiero preciso, ma in effetti era proprio ciò che mi ero prefissato; dalla porta esce un ragazzo che conosco, spero che non mi veda, tanto anche se mi vedesse non si fermerebbe quindi rimango tranquillo e non faccio per voltarmi indietro, mi preoccupo solo di non incrociare il suo sguardo. Lui esce, ha votato, ha quindi confessato il delitto che non ha commesso, lui.
Perchè confessare una cosa che non ho fatto? Mi dirigo verso la finestra, mi sento un po' coglione ma non me ne importa davvero nulla, il momento è più intenso di quello che credevo, è ciò che accade quando non si pensa. Realizzo che se entrassi, mi sentirei violentato e vinto, cerco di concentrarmi su questioni populistiche: le persone che sono morte per consentire a me di votare ad esempio, oppure, il dovere che dovrei compiere come cittadino appartenente alla comunità. Ma più mi soffermo a considerare questi argomenti, più mi sento in trappola e preso in giro, inoltre, non so perchè, ma tutte le persone che escono, che hanno votato, hanno un'aria strana, come se avessero subito non so quale misterioso shock, sono assenti e in cuor loro, umiliate.
Allora decido, per un attimo mi sento in colpa ma faccio per voltarmi indietro ed esco.
Fuori mi pareva di poter abbracciare l'intero creato, da lontano ho scorto E., un ragazzo che fa politica, ci conosciamo un poco, le volte scorse mi si avvicinava per convincermi a seguire una sua personalissima strada divina, stamane invece, si è letteralmente voltato dall'altra parte. Il distintivo che portava al petto lo incatenava.
Sono andato da Feltrinelli a finire Delitto e Castigo, probabilmente quando sono uscito ero già cittadino del nuovo governo.

Daniel

1 commento:

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